venerdì 29 giugno 2012

Pizza in Singapore

Qualcuno di voi sa già come e quanto sia difficile riuscire a trovare prodotti veri made in Italy qui. Il primo problema è riuscire a trovarli e il secondo è non mettersi a piangere per il costo spropositato a cui vengono venduti.

In questo mio breve soggiorno estivo pensavo di cucinare un sacco di cose, mi ero anche trascritta alcune ricette da provare ma poi alla fine tra il caldo, la poca voglia di mettersi in cucina e la scusa di andare a fare un giro in serata, non ho combinato molto. L'unica cosa che dovevo fare assolutamente prima di ripartire e tornare in Italia era la pizza.
Quel poveretto di Stefano me l'ha chiesta dal giorno dopo che sono atterrata ma per vari motivi non l'avevo ancora fatta. Quando ero pronta per mettere le mani in pasta, al Carrefour dove vado di solito (quello più vicino) non avevano mozzarelle; o meglio, non avevano quelle marcate CF, solo quelle della Santa Lucia o della Galbani. Non ricordo esattamente perché quando ho visto il prezzo mi sono rifiutata di metterle nel carrello. Volevano nove dollari per una mozzarella!
NO, NO e ancora NO!!

Va bene sentire la mancanza dei formaggi freschi ma essere così pazzi da spendere tutti quei soldi per una mozzarella che non basterebbe neanche per due pizze, no! E così settimana scorsa ho lasciato a bocca asciutta (ma non è morto di fame perché ho cucinato lo stesso...) la mia povera dolce metà!

Purtroppo però i giorni sul calendario continuano a passare e non posso partire senza aver preparato la pizza! Complice una passeggiata e l'altro CF vicino, siamo riusciti a trovare la mozzarella più economy, a soli (si fa per dire) 3,10 dollari sg.
Guardare per credere, questo è lo scontrino per due mozzarelle e una bottiglietta di passata Mutti:

Nella mia valigia carica di cibo che mi sono portata questa volta, ovviamente c'era il lievito per pizza (per fortuna esiste in polvere!). E quindi armata di buona pazienza, dopo aver buttato farina, lievito e sale, la mia pasta è pronta per farsi un bel riposino e lievitare... lievitare... lievitare...

Questa è il risultato dopo la lievitazione, mentre la tagliavo e mentre assaggiavo!

Ad ogni modo, quando vado al Carrefour è un po' un'avventura... mi sembra di essere in un supermercato un pochino più simile a quello a cui sono abituata e quindi mi piace girovagare tra le corsie in cerca di qualcosa con un aspetto familiare. Questa volta, Stefano ed io ci siamo fermati al banco frigo dei formaggi, e dopo il giro turistico non potevo non fotografare i prezzi di mozzarella, ricotta e mascarpone... è ridicolo se penso a quanto costano da noi! Se volete fare il conto in euro, sappiate che al momento 1€ sono 1,6 dollari sg.

lunedì 25 giugno 2012

Mochi

Per sconfiggere la calura che in questi giorni ci tiene compagnia sia di giorno che di notte l'unica alternativa possibile è infilarsi in un centro commerciale e godersi l'aria condizionata. E così è stato, provati dall'afa abbiamo puntato su uno dei tanti centri commerciali presenti sulla lista "malls to see" e siamo partiti per Bugis+. Ci siamo passati davanti parecchie volte senza però entrarci mai (sarà perché era più comodo quello di fronte con il collegamento diretto con la metro). Eppure da fuori sembrava carino, soprattutto la sera quando le pareti esterne fanno dei giochi di luce.


Un modo come un altro per passare la giornata senza rischiare scottature passeggiando al parco. E dato che stavamo bruciando troppe poche calorie non potevamo non fare merenda. Cosa c'è di meglio che dei dolcetti giapponesi così invitanti e tutti colorati?!?
Non abbiamo potuto resistere... che MOCHI siano!

Ma cosa sono i mochi?? I mochi sono delle palline di farina di riso glutinoso (in inglese rende meglio glutinous rice flour) con all'interno un impasto simile alla frutta frullata e addensata. Sono poi cotti al vapore e lasciati raffreddare. Hanno la consistenza delle caramelle alla gelatina, leggermente più compatte e meno dolci.
Li avevo già provati altre volte, al thé verde e alla fragola in un ristorante giapponese ma questi erano davvero davvero un'altra cosa! Deliziosi è dire poco!

Il compito più difficile è stato scegliere due gusti! Alla fine abbiamo optato per uno ai mirtilli e yogurt e l'altro alla pesca. Il commesso c'ha detto di aspettare una decina di minuti prima di mangiarli e resistere alla tentazione di affondare i denti in queste palline morbide dato che erano congelate!




Ci siamo così diretti al parco davanti al ParkView Hotel, un posto tranquillo, rilassante dove poterci riposare, fare quattro chiacchiere e gustarci i nostri dolcetti.



Dopo questa esperienza la voglia di provare a farli in casa è tanta... qui mi manca un bamboo steamer e non ho ancora elaborato un'alternativa alla cottura a vapore. In ogni caso ho deciso che la farina di riso la compro, al massimo butto via qualche dollaro se non trovo un ripiego appena torno tra i fornelli in Italia.

E molto probabilmente tornerò presto in quel negozietto... ho ancora una decina di gusti da provare! Ad esclusione della patata dolce e red been! Se volete la lista completa, qui trovate il sito del negozio dove abbiamo fatto shopping! Non spaventatevi del prezzo... qui non c'era nulla che superava i 3dollari sg!

venerdì 22 giugno 2012

Fruit Ninja: THAI COCONUT

Il frutto di cui voglio parlare oggi non è qualcosa di sconosciuto, anzi, in estate capita di fare la spesa e mettere nel carrello un cocco, sapendo già che impiegheremo mezz'ora per riuscire ad aprirlo. La tentazione anche qui è forte, soprattutto per il costo (un dollaro e venti cent) e per la relazione cocco-estate.

Non tutti i cocchi sono uguali però! Questo è un cocco thailandese, conosciuto come young thai coconut; e credetemi, la differenza c'è! Io non sono una grande fan del cocco, soprattutto quello fresco, mi ritrovo a masticare per cinque minuti un pezzetto minuscolo tanto da farmi passare la voglia di mangiarlo. In compenso in cucina lo uso sia essiccato che come latte per preparare dolci e piatti orientali (quest'ultimi ho smesso di farli dato che qui sono già pronti e più buoni dei miei!).

Questo cocco invece mi piace! E' fresco, non mi si incastra nei denti e ha un sapore leggermente più dolce. Il primo incontro è stato a chinatown durante i festeggiamenti del capodanno cinese; faceva caldo, c'era un sacco di gente e serviva qualcosa di fresco. Così abbiamo deciso di provare il cocco che i banchetti in giro per le strade vendono già sbucciato per un dollaro o due, dipende dalla grandezza e se ha la buccia bianca o anche quella verde più esterna, con la cannuccia e il cucchiaio (se siete fortunati). L'acqua al suo interno è fresca e dolce, magari non dissetante come la limonata ma deliziosa; la polpa invece è morbida e compatta, non saprei compararla con qualcosa a noi più famigliare, spero che le foto possano essere più esplicative!
Risultato: we like coconut!

Ovvio che al banchetto è già sbucciato e aperto, mentre se comprato al supermercato te lo devi aprire tu... e qui incominciano le risate. Davanti al banco frigo, Stefano voleva comprarlo ma io ero titubante su come aprirlo (non abbiamo la mannaia come ai banchetti) e avevo paura che i coltelli facessero una brutta fine (meglio tenerli buoni dato che in Asia i coltelli scarseggiano). Nonostante tutto ci siamo portati a casa un cocco, sapendo che al massimo avremmo raccolto pezzi in giro per la cucina.
Attrezzatura: coltello più grosso che abbiamo, martello, ciotola, cacciavite, PC.
Strumenti utilizzati: PC, coltello. Non abbiamo usato il computer per aprire il cocco, tranquilli! Ma cercando sul web abbiamo trovato un video su come aprire un cocco giovane...Una passeggiata!
Basta togliere la corteccia esterna (la parte bianca) partendo dall'alto fino ad arrivare a vedere la parte più marroncina del cocco (la buccia che poi diventa marrone scuro come la conosciamo noi). A questo punto infilare la punta del coltello e fare forza. Voilà! il cocco è servito!


Io dopo aver mangiato il coperchio e sorseggiato un po' di acqua inizio a scavare con il cucchiaio la polpa interna. Una volta finito di mangiarlo mi metto a fare un lavoro certosino: tolgo tutta la parte esterna della buccia per poter conservare la parte interna.
Alzi la mano chi non ha mai cercato di aprire un cocco preciso a metà senza rompere la buccia e conservarle come ciotole! Al momento sono arrivata a questo punto (cocco a sinistra) e dovrei arrivare a ottenere questo (cocco di destra).


Non so ancora cosa ne farò, però al momento non danno fastidio a nessuno!

lunedì 18 giugno 2012

Un weekend di escursioni

Come ogni settimana, all'avvicinarsi del weekend c'è sempre da scegliere dove andare, cosa scoprire e come si vuole passare la giornata. Questo weekend l'abbiamo passato all'insegna del bel tempo e all'aria aperta. Sabato con i colleghi di Stefano abbiamo organizzato un'uscita all'East Coast Park giocando a fresbee, molto di moda da queste parti, e spiluccando snack vari.
Un pomeriggio passato tra risate e chiacchiere, ammirando il mare e i meno poetici cargo immobili nella loro grandezza, ormeggiati al largo della costa.

Mi piace sempre tornare in questo parco, sentire la brezza marina, l'aria che toglie l'umidità e il senso di caldo che ci portiamo addosso tutti i giorni. Peccato che sia a poco più di un'ora di strada tra metro e bus da casa, altrimenti andrei più spesso a passare qualche pomeriggio in compagnia di un bel libro. Ci sarebbe anche la voglia di farsi un tuffo in acqua ma il colore e il porto accanto toglie ogni speranza di potersi fare un bagno… peccato!

Dopo un sabato di relax, la domenica non poteva non essere una giornata di escursione! Una volta eliminata l'opzione centri commerciali, non ci restava che decidere quale parco andare a visitare (nonostante la grande urbanizzazione dell'isola, ci sono ancora tantissime aree verdi).
La scelta è caduta su Mount Faber Park, un parco poco lontano dall'isola di Sentosa, che avevamo già tentato di visitare tempo fa senza successo a causa di un temporale decisamente forte che ci aveva costretti ad un retro front quasi immediato.
Ricapitolato il percorso e i punti da non perdere, ci siamo armati di zaino, acqua (moooolta acqua), asciugamano e macchina fotografia e siamo partiti, nella speranza che il tempo rimanesse sereno. E così è stato, il sole si sentiva eccome! Per fortuna avevo la protezione solare :) e il percorso non era in salita ma principalmente in piano con qualche zona all'ombra ed aerata.

Siamo partiti da Mount Faber e siamo arrivati a Kent Rigde Park, circa quattro fermate della metro di distanza da quella di partenza, passando per ponti di ferro sospesti sopra la vegetazione (per fortuna ho guardato sotto solo a fine percorso!), giardini botanici con statue e piante particolari, qualche ponte un po' futuristico e tanti tanti chilometri! In linea d'aria saranno stati 7 chilometri di passeggiata!!


Una volta tornati a casa e rilassati un attimo, la stanchezza ha iniziato a farsi largo, fino a crollare sul letto addormentati! Ne è valsa davvero la pena, un'ottima escursione!!

giovedì 14 giugno 2012

Sfogo di un pendolare

Come ogni giorno torno a casa prendendo il bus navetta tra l'università e la stazione della metro. Cinque fermate e 500/600 metri dopo sono a casa. Ok, chi fa il pendolare seriamente vorrà probabilmente insultarmi ma fatemi finire. Ora, capisco che il bus è un servizio interno gratuito e che se volessi un servizio ``migliore'' potrei prendere quello a pagamento, ma perché quando non c'è nessuno alla fermata arrivano 2 bus uno dietro l'altro e quando c'è ressa arrivano con il contagocce?

Inoltre, perché i singaporeni, famosi per fare la fila in ogni occasione, non la fanno per salire sui mezzi pubblici? Ignorando bellamente segnali e cartelli indicanti chiaramente di ``far scendere i passeggeri PRIMA di salire''. O anche la semplice logica che, se non esce qualcuno col cavolo che qualcun'altro entra in carrozza.

E per concludere: perché i pedoni si guardano i telefilm sull'iPad nuovo di pacca mentre camminano per strada? Puntualmente camminando in mezzo alla corsia pedonale e con un moto oscillatorio perfettamente in sincrono con i miei tentativi di superarli? Secondo me lo fanno apposta sfruttando il riflesso del bordo dell'iPad.

lunedì 11 giugno 2012

Ghiaccio...li!

In questi giorni sta facendo sempre più caldo, anche la notte è quasi impossibile non sciogliersi; purtroppo sul giornale ho letto che secondo i meteorologi nelle prossime settimane farà ancora più caldo, e durante la notte le temperature sfioreranno i 30 gradi. Per noi che nonostante l'aria condizionata, ci affidiamo all'aria corrente, sapere che non potremo godere della brezza delle finestre aperte non è piacevole. A questo punto la domanda sorge spontanea: "se avete l'aria condizionata, perché non la usate?". Effettivamente sarebbe una domanda lecita peccato che il condizionatore è letteralmente attaccato alla griglia della finestra che non si può chiudere; di conseguenza, sarebbe uno spreco, e poi io personalmente ne immagazzino così tanta di aria condizionata nei centri commerciali, sulla metro o semplicemente passando davanti ai negozi che poterne fare a meno a casa è una gran cosa. E poi abbiamo già la ventola del vicino di casa che va giorno e notte ad accompagnarci, se accendo pure il nostro condizionatore mi sveglierei con un mal di testa!

In compenso, ho trovato il modo per prepararmi a questa ondata di caldo (anche qui deve arrivare l'estate vera, no?!?!). L'altro giorno gironzolando nel mio negozio giapponese preferito, dove tutto costa due dollari ho trovato le formine per i ghiaccioli... potevo resistere?? Ovvio che no! L'unica pecca è che posso fare solo quattro ghiaccioli alla volta, però mi posso accontentare!

Non sono carini?

Ad ogni modo non abbiamo perso tempo e abbiamo subito voluto testarli.
Primo gusto: ARANCIA!
Io non sono una grande fan dei ghiaccioli al limone o all'arancia soprattutto perché contengono principalmente aromi artificiali; questa volta però mi sono dovuta ricredere. Abbiamo comprato le arance (ho scelto io la varietà più dolce, altrimenti Stefano avrebbe preso le prime che capitavano) e dopo una veloce ricerca su google per trovare la ricetta, abbiamo scoperto che oltre ad essere estremamente facile, si possono fare davvero tanti esperimenti, uno più invitante dell'altro.

La ricetta? Semplicissima: 200ml di acqua, 3 cucchiai di zucchero (io sono andata ad occhio) e il succo di 3 arance, circa 250ml (la varietà che abbiamo preso noi era molto succosa). Intanto che l'uomo di casa spremeva con la sua forza bruta le arance (non abbiamo lo spremi agrumi) io ho sciolto lo zucchero nell'acqua a fuoco medio-basso e poi ho mischiato tutto. Più facile di così!

Il risultato non era per niente brutto, a vedersi...

e anche a mangiarsi!

martedì 5 giugno 2012

Bubble tea

Pensando a come definire un bubble tea mi vengono in mente due parole: freschezza e dissetante. Ed è per questo che chiunque li abbia provati adora i bubble tea e del resto a Singapore sono una tradizione, o meglio, un vero status symbol. In ogni angolo della città ci sono i negozi specializzati che vendono questi thé aromatizzati, colorati, con le caramelle di gelatina (che qui si chiamano pearls) e di conseguenza è difficile trovare in giro persone senza un bubble tea. Sicuramente il più famoso è il classico Milk tea, semplicemente thé rosso con l'aggiunta di latte, il tutto frullato con del ghiaccio. Il colore sembra quello di un cappuccino, un pochino meno dolce ma di sicuro rinfrescante dopo una passeggiata in giro per la città. Se poi si ha un certo languorino è ideale aggiungere le pearls, anche se devo dire che a volte sono un po' troppe per i miei gusti... Se non si ha voglia del solito thé si può optare per qualche altra bevanda alla frutta o con il caffè.

Come tutto ciò che riguarda il cibo, esistono diverse catene di bubble tea shops a Singapore; quello più famoso e apprezzato dalla gente locale si chiama Koi Café. Io sinceramente non l'ho ancora provato perché ogni volta che passo davanti al negozio nel nostro quartiere c'è sempre una coda di almeno 15 persone e mi passa la voglia di fermarmi! In compenso adoro un altro negozio, di cui avevo accennato qualche post fa, Each a cup. Secondo me uno dei posti migliori dove fermarsi a prendere qualcosa di buono, goloso e fresco! In questa catena si possono trovare tantissime opzioni tra cui scegliere, a partire dal thé rosso o verde, al tipo di frutta, passando dal un semplice smoothie con ghiaccio a quello con l'aggiunta di yogurt. C'è davvero l'imbarazzo della scelta, tanto è vero che sarò arrivata ad un quinto della lista! Il prossimo da provare sarà il green apple smoothie, speriamo che sia buono come gli altri. Se volete farvi un giro sul sito, ecco il link.


Ma a Singapore non ci sono solo i bubble tea, ma anche i succhi di frutta o, come sarebbe meglio chiamarli, frullati di frutta. Sia nelle foodcourt che in negozi specializzati è possibile creare il proprio succo di frutta scegliendo tra una miriade di frutta fresca, combinare tra loro due o più frutti e in meno di due minuti direttamente dal frullatore si ha un ottimo frullato. Meglio di così! Il modo migliore per bere qualcosa di fresco e nel frattempo fare il pieno di vitamine.
Sperando di avervi ingolosito vi lascio con una vignetta che mi ha dato l'idea di scrivere questo post... CHEERS! fonte

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